... come viene spesso chiamato il sale, è stato uno degli elementi che hanno contribuito alla ricchezza della città di Hall (che una volta veniva chiamata Solbad Hall). 9 km a nord della città, nella cosiddetta Halltal, dal 1244 al 1967 circa si estraeva il sale.
I giacimenti di sale aperti in otto banchi o letti si trovano ad un'altitudine da 1.334 a 1.635 m. L'estensione della rete di percorsi, ancora aperta benché non del tutto accessibile, viene stimata intorno ai 20.000 metri, che salgono a 40.000 se si contano anche le vecchie costruzioni. I nostri giacimenti alpini di salgemma risalgono a formazioni del periodo Permico e Triassico. La possente pressione della roccia premette le plastiche masse di sale e argilla dei giacimenti salini situati a profondità abissali negli strati superiori della montagna attraverso crepe e fenditure. Questo sale - un legame chimico costituito da un metallo, il sodio, e un gas, il cloro, è strettamente correlato con la fondazione, la denominazione e la struttura economica e sociale della città di Hall, anticamente conosciuta come Solbad Hall (= bagno d'acqua salina).
Accanto a molti altri diritti e privilegi, il re Enrico conferì alla miniera di salgemma anche il diritto di immunità, dando così origine ad una giurisdizione indipendente dal tribunale di Hall. Il documento storico: "Ogni licenziosità e sacrilegio che accada nella nostra miniera fino a dove vanno le grondaie, devono essere giudicati e sistemati qui e non altrove."
L'immunità del giacimento di salgemma iniziava alla cappella di montagna nella Halltal, si estendeva attraverso la valle fino a dietro il giacimento. All'interno di questa immunità locale nessuna persona che lavorava nel giacimento poteva essere arrestata da organi del tribunale regionale di Thaur. Nemmeno se si era resa colpevole di atti demoniaci. All'esterno di questo territorio ogni minatore aveva anche l'immunità personale, limitata a reati di poco conto, quando con lo zaino sulle spalle da casa si recava al lavoro nella miniera di salgemma o da là tornava a casa.
L'estrazione di acqua salsa nel giacimento di salgemma
L'acqua salsa si acquisisce durante l'estrazione del salgemma. In un ettolitro sono contenuti circa 32 kg di NaCl e sali secondari. Per secoli è sempre stato applicato un metodo, noto come lisciviazione. Con un'esplosione si crea una prima caverna di un diametro che va dai 30 ai 409 metri e un'altezza di 2 metri. La caverna rimane sempre accessibile dall'alto attraverso l'Ankehrschurf, il pozzo di alimentazione, mentre la parte inferiore del banco è sigillata da un argine.
Attraverso il pozzo di alimentazione la cavità viene riempita fino al soffitto di acqua, la quale scioglie il sale proveniente dalle rocce saline del vicino Haselgebirge fino a produrre salamoia satura di 32 kg/hl. I componenti non solubili della roccia (argilla, gesso, anidrite) si depositano sul fondo e formano il Werkslaist, un misto di sale e argilla. L'acqua salsa prodotta viene convogliata nel recipiente per il trattamento ad umido e poi defluita nel tubo di scarico inserito nell'argine. Questo processo può essere ripetuto in continuo finché la montagna che si trova sopra la caverna operativa è esaurita fino all'ultimo banco. La lisciviazione si svolge sulle pareti laterali e prevalentemente sulla superficie mentre sul fondo si forma uno strato di sale misto ad argilla. Così la caverna operativa libera diventa sempre più grande e si sposta dal basso verso l'alto. La presenza di sale nell'Haselgebirge è scarsa, quindi la caverna operativa si riempie ben presto di argilla mista a sale e, per continuarne l'uso, deve essere ripulita. Erano sempre in funzione più impianti operativi con una capienza che arrivava ai 10.000 metri cubi. L'acqua salsa veniva fatta confluire attraverso un condotto in tubi in parte in legno e in parte in ghisa che la portavano fino alle caldaie ad Hall.
L'estrazione del sale nella salina di Hall
L'estrazione del sale ad Hall continuò fino al 1951 in due calderoni scaldati con il fuoco con una superficie di riscaldamento di 140 m2 per ognuno. Con questo metodo grandi quantità di vapore acqueo si disperdevano direttamente all'aperto, generando un'enorme perdita di calore. Per questa ragione nel 1951 entrò in funzione un impianto di termocompressione che permetteva un metodo operativo più razionale: la fumana prodotta nell'evaporazione dell'acqua salsa veniva compressa per mezzo di un compressore azionato elettricamente, allo stesso tempo veniva riscaldata e poi introdotta nel sistema di riscaldamento dell'evaporatore. L'acqua salsa al grezzo condotta nel locale delle caldaie doveva essere depurata prima dell'evaporazione per evitare incrostazioni nell'evaporatore.